EL LOCO NEL MONDO

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Uno stile di vita

sabato 20 marzo 2010

ATTRAVERSO I PIU' ANTICHI VULCANI DELL'INDONESIA:

Tratto dall'articolo di Marzo 2010 scritto per la rivista lunare "Spirito Libero":

Il Viaggio nel Viaggio continua, dopo una lunga camminata attraverso alte dune di sabbia nera, lungo la costa sud centrale di Java in Indonesia, ora mi trovo sulla bella terrazza della Guest House "Raharjo", situata sulla lunga spiaggia semi desertica di Parangtritis a circa 30 Km a sud di Yogyakarta, mentre guardo le alte onde del mare che si infrangono sulla spiaggia e penna in mano, con il sorriso compiaciuto, penso alla bella avventura trascorsa in questo ultimo mese di "viaggio nel viaggio", una avventura che mi ha portato dal Borneo alla bella isola indonesiana di Java, dove ho iniziato un lungo viaggio alla ricerca dei vulcani piu' antichi e attivi del paese.

-l'Indonesia si trova nella parte piu' estrema del Sud Est Asiatico ed e' il piu' grande stato arcipelago della Terra con oltre 13.677 isole di cui 3.000 abitate, il quarto piu' popolato con circa 250.000.000 di abitanti, ed e' il paese con piu' alta maggioranza Mussulmana anche se si trova un po' ovunque cultura e religione hinduista e cattolica, e la nazione al Mondo che possiede nel proprio territorio il maggior numero di vulcani attivi circa 100 con un totale di 500 vulcani. Inoltre 75.000 anni fa è stato sede della più grande eruzione di tutti i tempi finora scoperta, quella del lago Tobo nel nord dell'isola di Sumatra.
Le principali isole indonesiane sono: Sumatra, Java, Kalimantan (Borneo) Sulawesi, Maluku, Bali, Lombok, Isole Riau e Papua.

Con i ricordi arrivo alle forti emozioni che mi ha donato la scoperta del Gunnung Bromo (Gunnung in indonesiano significa vulcano) un fantastico vulcano attivo di 2.329 m, situato nella zona Est di Java. Qui in una notte di cielo stellato, verso le 3 del mattino, per ammirare la fantastica alba tra questi crateri, lungo quello che qui viene chiamato "mare di sabbia", mi sono arrampicato lungo uno stretto sentiero tra la folta vegetazione, che mi ha condotto fino alla cima del  Monte Penajakan (2.270m) dove da qui ho avuto la fortuna e il piacere di essere presente al fantastico spettacolo del sorgere del sole in questo luogo dalle sembianze giurassiche che mi ha regalato la natura. Da prima, tra una bassa foschia creata dalla forte umidita' si e' intravvista la cima del primo vulcano inattivo ,e da dietro una fumata continua che con i primi raggi del sole ha aperto lo sfondo sul bellissimo cratere attivo del Bromo, con alle sue spalle un altro grosso vulcano per il momento non attivo.Nel momento che la palla di fuoco del sole ha cominciato a tingere di rosso con riflessi azzurri, si e' potuto ammirare l'intero paesaggio con il suo altopiano di sabbia vulcanica nera.
Questo mio primo incontro con la potenza del fuoco, mi ha subito incoraggiato a continuare questa ricerca, cosi prima in autostop e poi con un vecchio autobus scassato ho raggiunto la cittadina di Banyuwangi sulla punta estrema sud di Java, dove da qui, con una lunga camminata tra piantagioni di caffe', e poi un passaggio sul cassone di un grosso camion adibito al trasporto dello zolfo, ho raggiunto Pos Paltudin, dove ho iniziato la lunga marcia lungo i pendi ricoperti dalla foresta equatoriale del vulcano Ijen, fino a raggiungere il suo enorme cratere al disopra di grossi nuvoloni grigi che piu' volte mi hanno ostacolato il cammino con grosse gettate d'acqua fresca. Dalla sua cima ho potuto da prima ammirare il fantastico cratere attivo con le sue fumate bianche e il bellissimo lago turechese che vi si trova nel bel mezzo, e cosi prendere la decisione di discendere la bocca fumante lungo un tortuoso e stretto sentiero scavato nella roccia, fino a raggiungere tra soffocanti vapori, una grossa cava di zolfo, dove decine di uomi con una muscolatura nervosa lavorano con gli occhi lacrimanti tra un colpo di tosse e l'altro a scavare con pezzi di ferro e zappe, strappando cosi' alla roccia grandi pezzi di zolfo, che vengono caricati all'intrerno di due cesti di vimini uniti da un bastone logoro da anni di fregamenti sulle loro spalle appuntite per poi essere trasportati, per un viaggio che viene compiuto due volte al giorno per un compenso inferiore ai 9 Dollari, lungo il ripido sentiero su per il cratere e poi giu' fino a valle a un ufficio dove il carico viene pesato e l'operaio pagato.
Questi coraggiosi uomini con infradito ai piedi e alcuni scalzi, sempre incredibilmente con il sorriso sulla bocca, riescono a trasportare sulle loro spalle fino a un carico di 80 Kg per volta. Per un breve tragitto mi sono offerto di provare a portare il loro cesto e vi assicuro che e' stata una fatica incredibile. Penso che sia uno dei lavori piu' duri e faticosi che abbia mai visto.
Alcuni operai sul sentiero mi offrono pezzi di zolfo e a gesti, con il poco inglese che conoscono mi spiegano che viene comprato dalle case farmaceutiche per fare alcuni medicinali e dalle aziende che producono creme per signore.
Vi assicuro che dopo questo incontro e dopo questa faticosa camminata all'interno di questo cratere, che mi ha ricordato l'inferno di Dante, il mio spirito e la mia idea verso il piacere della vita si e' rafforzato e mi ha fatto riflettere un'altra volta a quanto siamo fortunati.
Dopo aver salutato un po' a malincuore questi luoghi e questa fantastica gente, dopo una breve sosta a casa di uno agente di polizia che a tempo libero si diverte a fare spettacoli con King Cobra, Anaconda, Pitoni e Vipere di vario genere, mi sono diretto verso l'isola di Bali, non per le sue belle spiagge e il suo mare esotico, ma per i sui vulcani che emergono dalla foresta tropicale.
Il mio primo incontro e stato con il Gunnung Abang (2152m) per poi raggiungere in motocicletta le pendici del Gunnung Agung (3142 m) e qui aspettare la notte e cosi iniziare la lunga marcia che mi ha portato tra le nuvole fino a raggiungere la sommita' della sua vetta con i primi raggi del sole e sfortunatamente questa volta trovarmi tra una foschia che mi ha impedito di ammirare il suo cratere. Per raggiungere questo luogo, la partenza più semplice per l'ascensione e il tempio di Besakih e di Selat, risalendo lungo il versante sud per la via di Sebudi, da qui si puo' arrivare al punto piu' basso del cratere e se il cielo e' scoperto si puo' continuare verso il punto piu' alto. Un altro interessante vulcano di Bali e il Gunnung Catur (2096 m) da dove si puo' anche accedere a delle grotte che i giapponesi hanno utilizzato come nascondiglio durante la seconda guerra mondfdiale, che si trovano vicino al lago Bratan e da qui lungo un sentiero non difficile si puo' raggiungere la sommita' del Gunnung Catur.
Bali è per la maggior parte di religione hinduista, ma a differenza dell'India qui non esistono forti divisioni di casta e perciò non vi sono gli "intoccabili". In gran parte ormai raggiunta da anni dal turismo di massa, ma esistono ancora luoghi incontaminati tra le sue montagne e zone nuove che solo ora si stanno sviluppando a livello turistico, come Lovina sulla costa nord.
Dopo Bali la mio desiderio di scalata ai vulcani mi ha portato sull'isola di Lombok, dove tra un monsone e l'altro, in 2 giorni di camminata solitaria sono riuscito a raggiungere attraverso la folta foresta la bocca del cratere del Gunnung Ringiani, una enorme apertura ovale dove al suo interno si trova un lago turchese e un più piccolo cratere creatosi con l'eruzione del 1994, 1995, 1996, il Gunnung Baru tutt'oggi fumante e attivissimo, tanto che di notte si puo scorgere il rosso della lava che fuoriesce dalla sua cavità. La prima storica eruzione del Gunnung Ringiani risale al 1847 e la sua eruzione più recente risale al Maggio del 2009 dove ha creato una fumata di circa 8.000m. L'ascensione a questo vulcano non e' difficile ma molto faticosa, sopratutto nel periodo delle pioggie in quanto il sentiero puo' treasformarsi all'improvviso in un torrente e cascate, cosa che mi e' successa durante la mia ascensione. Anche la visibilita' puo' creare dei problemi, l'intero panorama puo' essere preso d'assalto in pochi secondi da grossi nuvoloni che impediscono improvvisamente la vista, limitandola a non piu di 5-8 metri, diventa cosi' molto facile perdersi. Dopo una notte passata all'umido dentro la mia piccola tenda circondato dal suono dei boati provenienti dalle profondità del cratere, alle 6 del mattino ho potuto ammirare il sorgere del sole tra la foschia di grossi nuvoloni che purtroppo mi hanno impedito di ritrarre con l'obbiettivo della mia reflex questo fantastico spettacolo, che mi ha comunque regalato il piacere di essere ancora una volta in un posto speciale tra la bellezza e la potenza della natura.
Alcuni abitanti del luogo, che ho incontrato durante l'inizio della salita, mi hanno raccontato che ancora oggi coesiste con la loro conversione al islamismo uan sorta di paganesimo, e che durante la luna piena, in particolar modo quella di Settembre, lo sciamano (capo religioso) del luogo accetta offerte di animali vivi dai devoti per poi sacrificarli al cratere colante di lava del vulcano.
Questo viaggio nel viaggio alla scoperta dei vulcani di Java si e' concluso lungo le pendici del Gunnung Merapi (2911 m) chiamata anche la montagna di fuoco, in quanto e' il piu' pericoloso vulcano di Java e uno dei più attivi del Pianeta e si trova a nord di Yogyakarta nella parte centrale dell'isola. Yogyakarta è una città di 3 milioni di abitanti e si trova solo a 25 Km a sud del vulcano Merapi, e in caso di una nuova forte eruzione possono considerarsi a rischio oltre un milione dei suoi abitanti e almeno altre settantamila persone che vivono lungo i suoi piedi possono considerarsi a massimo rischio. Questo vulcano è caratterizzato da eruzioni violente e continue, e cosi per il suo alto livello di pericolosità è considerato un "Decade Vulcano" uno dei 16 meno raccomandabili vulcani al mondo. Le sue eruzioni creano flussi di lava che possono discendere le sue pendici per oltre 15 Km e raggiungere velocità di oltre 100 Km orari, creando con i suoi depositi dei "lahars" possibili valanghe di fango. Il Merapi è anche il vulcano al mondo che ha creato più nubi ardenti, e le sue eruzioni durano da uno ai cinque anni, iniziando normalmente con flussi piroclastici lanciando in aria piroclasti che ricadono a pioggia, continuando con l'emissione di gas a bassa pressione e esplosioni. Nella sua storia il Merapi ha creato decine di vittime, e dal 1548 sono state registrate 68 eruzioni di rilievo, delle quali 32 accompagnati da nubi ardenti, 12 delle quali hanno portato morte e distruzione tra la gli abitanti di questo luogo. Nel 1672 una eruzione causò oltre 3.000 morti, ancora un flusso piroclastico nel 1930 causò la distruzione di 42 villaggi e la morte di 1369 persone. L'ultima eruzione che ha creato vittime è avvenuta nel 1994 con 60 decessi, e nel febbraio del 2001 c'è stata l'ultima grande colata di lava. Il vulcano viene monitorato da diverse telecamere 24 ore su 24 in modo da poter avvertire la popolazione che vive ai sui piedi in caso di una evacuazione.
Qui ho terminato la mia avventura tra la potenza del fuoco e della terra, con una risalita notturna lungo uno stretto sentiero da prima attraverso la vegetazione e poi una zona di residui lavici, fino a raggiungere un promontorio da dove cosi' ho potuto ammirare con la prima luce del sole, prima che l'intera sommità venisse avvolta tra le nuvole monsoniche, la sua vetta e il suo grosso cratere fumante, da dove su un lato, lungo la cresta, si intravvede appena, una lunga striscia ardente di lava rossa.

Le fotografie e il racconto di viaggio verranno presentati in primavera nel cuneese.

Sebastiano Ramello