EL LOCO NEL MONDO

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Uno stile di vita

lunedì 26 aprile 2010

GORGE DU VERDON

Tratto dall'ultimo articolo scritto da Sebastiano per la rivista toscana "Spirito Libero" 26-04-2010.

Si avvicina l'estate e come ogni anno ormai da tempo mi preparo per un breve viaggio in uno di quei posti a me più cari, non lontani da casa, le Gorge Du Verdon, nella regione della Provenza in Francia, dove ho trascorso decine di avvenuture lungo il suo fiume, su e giu per le sue pareti mozzafiato e attraverso i sui eccezionali sentieri che costeggiano il fondo delle “gorge”.
Le gole del Verdon formano il più grande canyon d'Europa, e sul suo fondo dopo aver disceso pareti a strapiombo dai 300 ai 700 metri si trova il fiume Verdon con le sue acque verde smeraldo che danno il nome all'intera zona. Le sorgenti di questo incantevole fiume si trovano a 2500m e scorrono per 200 Km insiniandosi in gole profonde e passando 5 laghi artificiali: Castillon, Chaudanne, Sainte-Croix (il più conosciuto e grande 200 ettari), Quinson, e Esparron. Le gole di questo incredibile canyon si sono formate nel corso dei millenni, e per la sua immensità e altezza delle pareti hanno reso famosa questa zona tra i viaggiatori di tutto il mondo, sopratutto dagli amanti degli sport estremi, primo in assoluto “l'arrampicata sportiva”, il “base jamping” paracadutismo estremo che prevede il lancio in caduta libera da queste alte pareti mozzafiato, il “cayac” e la “mountain bikes”.
Tra i belvedere più panoramici sicuramente Le Pas de La Baou e il belvedere Trescaire.
Questi fantastici luoghi sono solamente stati esplorati in passato nel 1905, per sfruttare al meglio le riserve idriche fu affidata la ricerca a un noto speleologo del tempo, il Signor Martel, che esplorò il fondo del canyon. Da qui il nome di uno dei più famosi trekking (si può effettuare in circa 6 ore) delle gole, il “Sentier Martel”.
Il Verdon uno dei posti tappa fin dal 1970 dei più grandi e intrepidi “freeclimber” del mondo, sopratututto provenienti dalla California in USA e dalle bellissime pareti della Yosemite Valley. Luogo di soggiorno di questi avventurieri è sempre stato il piccolo villaggio provenzale della “Palud” situato in cima alle gole, in particolar modo il terreno, oggi diventato campeggio, di Jean-Paul, un simapatico anziano del posto che ancora parla la lingua “patuà”. Egli ama sempre raccontarmi come negli anni '70 decine di giovani dai capelli lunghi con tende e sacchi a pelo sgangherati prendevano dassalto fin dall'inizio della primavera il suo terreno come bivacco e campo base per le loro grandi scalate, da qui l'idea di trasformarlo in quello che è oggi un vero e proprio campeggio per amanti dello sport estremo. La creazione e tracciatura di vie di scalata classiche e estreme di queste pareti si devono a grandi scalatori come i fratelli Remy, Jaques Perrier, Jean Marc Troussier, Jean Baptiste Tribout, Patrick Edlinger e molti altri....
Le persone che di più mi hanno coinvolto in questo fantastico mondo della scalata in Verdon sono amici come Maldi (Paolo Dalmasso), Ernesto, Claud, Matteo che dell'arrampicata ne hanno fatto una vera ragione di vita e con la loro passione sono riusciti a trascinarmi lungo queste fantstiche pareti a strapiombo e far cosi entrare dentro di me quelle sensazioni di cui tanto mi hanno parlato.
Maldi descrive l'arrampicata come una sorta di filosofia, di meditazione, -“essere un tuttuno con la roccia”. E solo lassù o meglio laggiù visto che la scalata in Verdon si inizia quasi sempre dall'alto, calandosi con delle corde doppie per centinaia di metri, su spit (chiodi a pressione), sempre con il vuoto sotto i piedsi, si capisce cosa Maldi intende per meditazione. E si, una volta che il canyon ti ha inghiottito, che non c'è più via di uscita verso il basso, che non resta che risalire per centinaia di metri lungo queste parati di calcare grigio, il mondo diventa minuscolo, tutto si racchiude in quel mezzo metro quadrato che si ha davanti agli occhi, non esiste più profondita o altezza ma solo un incredibile vuoto interiore che piano piano si riempie di movimenti, roccia, magnesite...”il tutt'uno con la roccia”...Una sensazione incredibile in una natura selvaggia. Il vento che dal basso soffia verso l'alto, grossi rapaci che volano a pochi metri sotto, la corda che unisce te al compagno di risalita diventa una sorta di cordone ombelicale, trasformando il partner, per l'intera ascensione, in un fratello gemello. Mani che sudano, a ogni nuova presa vanno a cercare il saccehetto della magnesite (la polvere bianca che serve a fare aderenza sulla nuda roccia), gli avambracci che si gonfiano, le dita che sembrano staccarsi da un momento all'altro, waooo!!! passa dopo passo, presa dopo presa si raggiunge la fine di questa estenuante ma gloriosa risalita.

Ricordo con piacere una bellissima avvenutra portata a termine in queste gole lungo una via classica, di circa 200 metri, aperta dai fratelli Remi, dove insieme a Maldi, mio guru nell'arrampicata sportiva, e apri via, dopo essermi fatto convincere, siamo dapprima scesi in corda doppia appesi come salami con i piedi nel vuoto fino a raggiungere sotto di noi una piccola cengia a metà parete. Qui dopo aver ammirato il paesaggio mozzafiato, scattato un paio di fotografie, preparato il materiale di risalita, abbiamo attaccato la parete. Prima Maldi infilandosi in un camino strapiombo lungo circa due tiri di corda che portava a una sorta di tetto che formava una grotta, poi dietro io a passo lento cercando di fare presa e appoggio con i palmi delle mani e la schiena dentro a questa grossa fessura, scivolando verso l'alto, cercando di fare presa con tutto ciò che era possibile. Ricordo che in un momento di panico, non sapendo più cosa fare, oramai sentendomi scivolare all'ingiù, riusci a spostare la mia testa avvolta nel caschetto verso un buco nel camino, in modo da incastrarla, e cosi diventare una sorta di “Nats” (strumento per l'autoassicurazione formato da un dado d'acciaio collegato a un cavetto che viene incastrato nelle fessure) vivente, tutto il mio corpo era sorretto dalla mia testa incastrata nella roccia, ridicolo nel vedersi e ancor di più nel ricordarlo. Ricordo ancora le risa del mio compagno di cordata nell'osservarmi a circa 20 metri sopra di me. Passato questo primo faticoso tiro di corda, raggiunto il mio compagno, lui subito riprende la scalata fino ad entrare con l'intero corpo in questo tetto che si apriva come una grotta incastrata nella parete e cosi' lentamente con il fiato sospeso, spostarsi verso destra e raggiungere una presa chè l'ho portava fuori dalla difficoltà e cosi' verso quella che viene chiamata l'uscita della via.
Tante altre sono le avventure di scalate in questo fantastico parco dei divertimenti che è il Verdon che ricordo, momenti unici con persone uniche, dove si sono condivise forti emozioni, dai momenti di gloria personale, alle proprie paure. Mi viene in mente una bella scalata lungo una via di 100 metri insieme a Maldi e un amico toscano conosciuto sul posto, dove un giorno di sole, durante l'ascensione in parete, si è trasformato in temporale, pioggia e vento. Ricordo come tutti e tre legati allo stesso chiodo in silenzio e con umiltà, quasi per nasconderci dalla vista del temporale e dal “demone” che in quel momento ci stava attaccando con le folate di vento, appiccicati alla roccia avanzavamo con la speranza di non essere raggiunti dai fulmini che saettavano nel fondo della gola.

Questi luoghi oltre poterli ammirare direttamnte dalle pareti si possono anche ammirae lungo percorsi in automobile, sicuramente più semplici e alla portata di tutti. Uno dei percorsi più belli è quello della Cornice Sublim, che lungo la sua strada tortuosa porta fino a un ponte di 200 m famoso agli amanti del bungee jhumping (salto con la corda elastica), di nome Artuby. Altro percorso è quello che costeggia la riva destra sulla strada D 952 che porta a un circuito di oltre 20 Km chiamato “Rute de Cretes” che si trova lungo il tratto più impressionante del canyon e porta a moltissimi punti panoramici.
Altro modo fantastico per ammirare le Gole è dal basso, lungo il famoso Sentier Martel che costeggia lo splendido fiume, che si innoltra più volte all'interno di antiche grotte scavate dagli esploratori di un tempo, per poi risalire alcune cenge scavate nella roccia e scale di ferro che portano oltre medi precipizzi. Lungo questo percorso di circa 6 ore si può sostare lungo alcune pozze d'acqua create dallo scorrere del fiume e qui approffitarne per una bella nuotata. Per coloro che non arrampicano ma che hanno intenzione di ammirare questi “giovani uomini ragno” possono raggiungere il belvedere della “Carel” dove si trovano alcune vie di allenamento. Oltre che per l'arrampicata sportiva il Verdon è anche famoso per l'arrampicata artificiale, che prevede l'ascensione in libera di pareti totalmente non atrezzate, dove lo scalatore utilizza protezioni e materiale di vario genere quale: staffe, chiodi, per risalire volta in volta la parete e passare cosi i passaggi più impegnativi, questo tipo di scalata prevede a volte l'impiego di centinaia di chili di materiale, che vengono trascinati su per la parete e giorni e giorni di “lavoro” a volte portando gli scalatori a bivacchi improvvisati direttamente in parete.
Le Gorge du Verdon sono il luogo di un altro adrenalinico sport il “base jamping” paracadutismo estremo, dove più volte ho ammirato amici lanciarsi nel vuoto, a volte con coreografie di giravolte e capriole, per poi, dopo pochi secondi di caduta libera, aprire un piccolo paracadute appositamente creato per questa disciplina e cosi' raggiungere il fondo del canyon e il sentiero Martel.
Ricordo ancora le tante volte che ho accompagnato Alex un caro amico, poeta, arrampicatore e base-jamping, lungo i sentieri che fanno da cornice alle gole per poi vederlo allontanarsi, prepararsi, valutare i venti, ricontrollare tutta l'atrezzatura e poi come un angelo staccarsi dal suolo per sparire a una grande velocita giù lungo le pareti a poca distanza dalla roccia, una emozione unica anche solo nell'ammirare questo incredibile salto.
Indimenticabili sono anche i momenti di folklore che regala il piccolo villaggio della Palud, come la festa del 15 Agosto dove tutti insieme, turisti, scalatori, abitanti del luogo, ci si riunisce nella piazza centrale difronte alla bella chiesa di pietra ,a ballare tutta la notte al ritmo sonoro dell'orchestra del paese, il tutto innaffiato dal buon vino rosso e rosè della provenza, per poi il giorno dopo nuovamente perdersi per ritrovarsi appesi a una fune sulle immense pareti del Verdon.