EL LOCO NEL MONDO

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Uno stile di vita

venerdì 20 agosto 2010

In Kayak lungo LA DURANCE

Tratto dall'articolo su Spiurito Libero di Agosto 2010

La passione per l’avventura e del viaggio mi ha portato questa volta nel territorio delle Alti Alpi in Francia sul confine Italiano dove con un gruppo di amici e esperti canoisti ho deciso di intraprendere un viaggio lungo le acque impetuose di uno dei fiumi europei di montagna, più ambiti dagli amanti degli sport acquatici, dalla canoa classica a una pagaia, al rafting, al kayak un eccezionale strumento per discendere le rapide più vertiginose, inventato dai popoli esquimesi per la caccia alla balena. La caratteristica di questa imbarcazione monoposto e quella di poterla capovolgere e con un movimento tecnico chiamato eskimo riportarla nella posizione di navigazione.
Proprio con uno di questi kayak insieme ad Alessandro Mattalia, Manuele Mandrile, Stefano Bauidino, Stefano Cacciolla, Pier Barolo, Francesca Sacchi e Franca Demaria ho deciso di dedicare uno dei miei tanti viaggi e così ritrovarci ad agosto lungo le rive del fiume La Durance pronti a discendere le sue acque spumegianti.
La Durance è un fiume lungo 320 Km nel sud della Francia, nasce sul monte Chenaillet a 2.634 metri sul livello del mare per poi gettarsi nel Rodano a qualche chilometro a sud di Avignone. Nell’antichità era una navigazione molto difficile a causa delle sue forti rapide e della sua continua piena, mentre oggi, sia le rapide che la sua portata si sono ridotte, a causa della creazione del lago artificiale di Serre-Poncon e di alcuni canali intermedi. In epoca preromana questo fiume era una sorta di linea di frontiera tra due popoli gallici accampati lungo le sue coste: i Galli Cavari e i Franchi Salii. Secondo lo storico romano Tito Livio La Durance venne attraversata da Annibale e dal suo esercito prima di varcare le Alpi.
Fino al Lago di Serre-Poncon La Durance scorre in una larga valle circondata da alte montagne, chiamata Brianconnais. E’ un fiume alpino a regime nivale con la sua massima portata in giugno. Scendendo da Montgenèvre riceve le acque della Clarèe, attraversa Briancon e riceve la Guisane, dirigendosi più a sud riceve le acque della Gyronde e del Guile per poi gettarsi nel Lago di Serre-Poncon un po’ più a valle di Embrun. Dopo il lago l’ambiente cambia fortemente, le montegne lasciano il posto a degli altipiani e nei pressi di Sisteron riceve il Buech e tanti altri affluenti minori. Nella sua ultima parte del suo percorso La Durance scorre in una grande piana di vari kilometri di larghezza, fino a 5 Km a Manosque per poi ricevere molti altri affluenti, ultimo il fiume Verdon nei pressi di Vinon-Sur-Verdon.
La nostra avventura ci vede partecipi nel primo tratto del fiume fino a al Lago di Serre-Poncon dove salti e rapide lo rendono più emozionante.
Il momento più intenso è la partenza subito dopo la preparazione, kayak a monte e con un dolce ma deciso movimento di anca, posizionando la pancia dell’imbarcazione contro corrente si vira per così portare la punta a valle e iniziare la discesa e la lunga lotta con le onde e salti creati dalle tante rocce. Lungo il percorso dall’Argentier ci si imbatte in tratti dove le rapide lasciano spazio al fluire di acque più lente e dove il letto del fiume si allarga in modo da lasciare un attimo di respiro così che si possa ammirare il paesaggio circostante, le alte vette delle Alpi che come sentinelle costeggiano il fiume e la valle, aironi grigi che dalla vegetazione spiccano il volo allargando le loro lunghe ali in movimenti leggiadri per virare direttamente sulle nostre teste e poi andare ad appoggiarsi su un pezzo di tronco in mezzo al fiume o su un albero sulla sponda opposta. In questi momenti di pace e navigazione si sente una grande sensazione di totale libertà in un tutto uno con la natura e la sua forza selvaggia. L’idea della navigazione, di essere disteso all’interno di una piccola imbarcazione in plastica di pochi chilogrammi, completamente immerso in uno dei quattro elementi , cercando di dominare la forza della corrente è una sensazione unica di piacere e concentrazione nello stesso momento.
Durante questa discesa in una piccola spiaggia incontro un gruppo di canoisti che scopro essere della Federazione Italiana Canoa Turismo, e tra di loro intento a preparare il pasto un interessante personaggio dalla barba bianca, Gengis, Arcangelo Pirovano che scopro essere il presidente della federazione.
Un uomo con una grande energia pronto a parlarmi del mondo della canoa e della sua associazione che oggi comprende millesettecento iscritti da tutta Italia. Gengis mi introduce la filosofia della Federazione con queste parole: - Sport per tutti, per dare il meglio di se stessi ma non anche per selezionare pochi, relegando i più al ruolo di spettatori. Turismo culturale e problematica ambientale, un uso del tempo libero che non predilige l’evasione ma la qualità della vita -.
Gengis mi racconta che l’associazione insieme all’Associazione Sportiva Culturale Dilettantistica 4P Kanu Group organizza diversi raduni e discese di gruppo in tutta Italia e non solo, come ad esempio il raduno che si tiene tutti gli anni nelle prime due settimane di agosto da ormai 30 anni lungo il bacino dell Durance nella zona di Eygliers.
Mentre i primi associati e nuovi amici riprendono la corrente verso valle, Pylade uno dei fondatori della 4P mi spiega che esiste anche una struttura, qui lungo La Durance, gestita dall 1982, gentilmente concessa dal comune di Eygliers, dove si organizzano incontri e cene serali. Per migliorare la recettività visto il continuo aumento dei partecipanti al raduno si stà finalmente concretizzando un sogno portato avanti da anni da Gengis, di realizzare una nuova struttura dotata di nuovi confort e di una sala da pranzo e riunioni più grande e più agevole. Struttura che sarà a disposizione dei diversi canoa club iscritti alla federazione a partire dalla tarda primavera fino all’autunno. In periodi di piena la struttura servirà di appoggio alle guide e aspiranti tali a mettere a punto le tecniche di sicurezza fondamentali per garantire le discese in sicurezza dei canoisti.
La mia passione per la canoa canadese (la classica utilizzata dai pelle rossa del nord), parlando con Pylade mi porta a scoprire due veterani della canoa canadese, Lilli Di Francesco e Angelo Vergani anche loro qui, presenti lungo La Durance. Da poco hanno concluso una affascinante avventura lungo i fiumi della Mongolia, per 630 Km attraverso Eg Gol, Ur Gool e Selenge, definiti dagli avventurosi canoisti “Il regno dell’armonia e del Silenzio”.
Così mi spiegano in breve la loro avventura asiatica: - L’isolamente in Mongolia è davvero totale, se ti succede qualche cosa nessun soccorso può intervenire, nessun ospedale, devi contare solo sulle tue capacità. L’0rganizzazione per la spedizione in Mongolia è durata alcuni mesi, poiché non ci sono grandi informazioni sui fiumi mongoli, ne guide, ne resoconti di altri canoisti e avventurieri. La canoa e il rafting sono discipline recenti in questi territori e le atrezzature non sono di ultima generaziuone. L’0biettivo della spedizione era quello di discendere l’Eg Gol che poi si unisce all’Ur Gol che poi entra nel Selenge river, il fiume più lungo della Mongolia. Il programma era di partire dal lago Khovsgol Nuur ed arrivare al confine con la Siberia a Sukhbaatar, percorrendo 800 Km in 12 giorni, ma putroppo abbiamo preso un giorno e mezzo nel trasferimento che è avvenuto con un camioncino 4 per 4 e altri giorni a visitare i dintorni, così da 12 i giorni di pagaiata sono diventati 8 pagaiando 9 ore al giorno percorrendo in totale 630 Km. La velocità dell’acqua e la portata erano decisamente inferiori rispetto allo Yukon river (fiume che nasce in Canada per poi attraversare l’intera Alaska fino allo stretto di Bering per un totale di circa 3.500 Km già percorso in passato dai miei nuovi amici). Avanzavamo a circa 6/7 Km orari -.
Affascinante il racconto di questi due avventurieri che con le loro storie mi riportano al ricordo delle mie avventure in canoa tribale attraverso le Back Waters in India e su una vecchia canadese attraverso i fiordi e le coste dell’Oceano Atlantico in Svezia. Pensando alle loro avventure e alle miei, chiedo a loro se pensano che basti la preparazione tecnica e fisica o se servono altri elementi a far si che un viaggio del genere possa concludersi in successo: - “La fortuna arride agli audaci”, e noi siamo stati fortunati, avevamo monitorato le previsioni del tempo per un mese prima della partenza, mai sole, sempre pioggia. Temperature comprese tra i 5 e i n15 gradi, eravamo pronti ad affrontare un viaggio difficile, avevamo con noi vestiario pesante, di tutto e di più, e invece la fortuna è stata dalla nostra parte abbiuamo trovato sole, tanto sole con una temperatura comnpresa tra gli 8 e 25 gradi. Alla mattina si remava benissimo fino a mezzogiorno poi un sole insopportabile che ci ha ustionato il naso, le mani e le braccia. La sera invece venivamo assaliti da fortissimi temporali con forti venti e lampi, abbiamo rischiato più volte che volassero via tenda e canoa, che ancoravamo abitualmente alle pinte. Sicuramente l’esperienza sullo Yukon ci è stata di grande esperienza-.
Da questo raccontare viene semplice dedurre che uno dei fattori per terminare con successo una avventura del genere è sicuramente la fortuna o meglio come personalmente amo chiamare il buon karma.
Il cielo azzurro sopra la Durance si stà oscurando coprendosi di grosse nubi, mi affretto a recuperare l’atrezzatura da Kayak, pagaia in mano saluto questi nuovi amici, in modo da riprendere la discesa verso valle insieme ad Alessandro e Manuele e così in un batter d’occhio essere nuovamente a combattere con la corrente fino a raggiungere in un paio d’oree St. Clémant dove si trova il campo slalom.
A St. Clémant scopro una interessante manifestazione, una sorta di rievocazione del passato che si tiene a Maggio lungo questo fantastico fiume, dove gruppi di professionisti del rafting, in abiti tradizionali del ‘800, discendono su grosse zattere, costruite con tronchi legati insieme da grosse corde di canapa, le rapide di questo incredibile fiume, come facevano i pionieri di un tempo…questa è un’altra storia.
Vivere la natura, che sia lascirsi trasportare dalle correnti dei fiumi, scalare alte pareti e vette nelle zone più remote del nostro fantastico Pianeta, o passo dopo passo, a piedi o in bicicletta attravresare altipiani, deserti, foreste è una cosa unica che riempie di forti energie, emozioni pronte ad essere nuovamente espresse nel lasciarsi coinvolgere in nuovi viaggio o meglio…viaggio nel viaggio…
Sebastiano Ramello

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Federazione Italiana Canoa Turistica www.canoa.org