EL LOCO NEL MONDO

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Uno stile di vita

giovedì 14 ottobre 2010

Un viaggio Di Una artista Italiana nell’India che cambia

Ottobre 2010

La passione del viaggio e della scoperta è un nostro vizio di famiglia che ormai si tramanda da generazioni, fin dall’inizio del secolo scorso dai miei bisnonni materni e poi dai nonni materni e paterni fino oggi…a noi!
In queste pagine di “Viaggio nel Viaggio” oggi lascio la parola a una artista giramondo appassionata di quel gran paese che è l’India, mia sorella Francesca Ramello.

-Sono trascorsi parecchi anni dal mio primo viaggio in India anni che sono scritti nel cambiamento di questo immenso continente.
La prima volta che decisi di fare un viaggio nel subcontinente non avrei mai immaginato che avrebbe in qualche modo scritto la storia della mia vita fino a questi giorni. Avevo 23 anni e una gran voglia di mettere i miei sogni in uno zaino per scoprire il mondo quel tempo non conoscevo molto dell' India,ero affascinata dai racconti sentiti qua e la e come un po' tutti immaginavo profumi e colori,come tanti ero una fan di Ghandi e come alcuni avevo capito che e' un immenso continente dalle mille culture,religioni stati sociali aggrovigliati e aggrappati ad un unica terra. Quello che però non sapevo ancora era che negli anni ,amandola e odiandola ,l'India sarebbe diventata parte della mia vita.
Il mio primo viaggio,nel 1998,lo intrapresi con mia mamma,ottima compagna di viaggio,sognatrice appassionata di geografia. Non avevamo un piano ben definito,arrivammo a Delhi,ricordo ancora quell'aeroporto gremito di persone,i loro sguardi fissi su di noi,il vociare,ma sopratutto l'odore acre dell'aria un misto di fragranze chimiche e di cibo,di spezie di umanità,un odore che ti si stampa nella mente,l'odore di Delhi che tutt'ora mi abbraccia ogni qualvolta gli sportelli dell'aereo si spalancano e io mi dico ''...sono di nuovo qui''.Arrivate a Paarganj Il nostro aspetto di due novelle turiste doveva essere decisamente vistoso,commercianti tassisti procacciatori di affari ci si scagliarono addosso,chi tirava da una parte chi dall'altra,chi litigava per strapparsi il business,ricordo che il mio primo pensiero fu quello di tornare in dietro,tutto mi sembrava diverso da come mi aspettavo,gli odori di incenso e oli che sognavo erano ora quelli di una fogna melmosa a cielo aperto,i colori accesi erano ora i grigi degli indumenti dei bambini di strada che coi loro enormi occhi neri imploravano per una rupia,il mistico era business e noi turisti da consumare. Quante cose sono cambiate da allora, Paarganj ha una nuova faccia,pochi mesi fa hanno restaurato la strada,distrutto gli edifici abusivi,c'e' tanto cibo per terra e stata costruita la metropolitana e io cammino indisturbata quasi come se ormai,sebbene il mio aspetto occidentale,io facessi parte di questa strada.
La mia in India e' una storia di amore e arte,di come la mia vita di artista in cerca di nuove ispirazioni si sia legata a quella di una famiglia rajastana che arrancava per sopravvivere,e di come ora io sia qui ad esporre il mio lavoro in una luminosa galleria di arte contemporanea di Kolkata.
Durante il mio primo viaggio, a Pushkar incontrai,come spesso succede,un bimbetto arruffato. Non aveva il fare scaltro degli altri bambini di strada,voleva pulirmi le scarpe e mi zampettava dietro bisbigliando timidamente. Ammetto che sul momento lo trattai anche male,ero stanca,arrivavo da interminabili viaggi in treno,avevo avuto esperienze a volte non piacevoli,avevo rischiato di essere violentata su un treno di terza classe lungo il tragitto Agra Benares,malattie povertà degrado mi si erano scagliata addosso con una forza impressionante,mi sembrava di essere stata centrifugata in una lavatrice a 60gradi e ributtata fuori per stendermi malamente su un palo barcollante.
Ma successe qualcosa tra me e quel bimbetto di nome Shanoj,una connessione bizzarra. Ora lui mi racconta una strana storia,dice che sapeva del mio arrivo dice che un sadu gli aveva annunciato la venuta di una principessa straniera che avrebbe cambiato la sua vita e io sorrido perche penso ai film di Bollywood e all'effetto che hanno fatto a questa popolazione.
Quaranta giorni dopo il mio arrivo in india un aereo mi riportava alla mia realtà,ero felice di tornare in Italia,bistecche,vino,lasagne mi attendevano composti su una bella tovaglia pulita,potevo riaccorciare i vestiti,camminare per le vie del mio paese indisturbata,sedermi a un bar e bere un aperitivo senza sentirmi sbagliata,ma qualcosa era cambiato e il pensiero di quella famiglia buttata in strada come rifiuti mi assillava. Dov'era il padre? perché quel bimbetto a differenza degli altri era cosi timido?
Sei mesi dopo il rientro in Italia annuncia il mio desideri di tornare in India per ritrovare Shanoj.
Non ebbi grandi consensi,a parte la mia famiglia,la maggior parte degli amici e anche il mio compagno di allora cercarono di destarmi da quella folle idea con tipiche frasi come:
''...Non puoi cambiare il mondo,''...non lo ritroverai'' ,''...cosa puoi fare da sola'',e addirittura qualcuno mi disse ''...questa e' la cultura del luogo non puoi cambiare le regole'',sarà' anche vero ma io non ci vedo nulla di legato alla cultura in una famiglia disperata e affamata e in ogni caso ormai ero determinata a tornare in India. Ripresi il mio zaino e lo riempii di speranza e di due metri di tela bianca da dipingere.
Sono passati 12 anni da allora,io sono tornata in India 15 volte,Shanoj ha imparato a mangiare gli spaghetti con la forchetta e io riso e Dal con le mani.
I primi anni sono stati molto difficili,la diversità delle nostre culture era abissale,ho dovuto riuscire a farmi accettare da mamma Shanti che sebbene il suo bisogno mi guardava con astio,terrorizzate dall'idea che gli portassi via il suo piccolo. Ricordo che per farmi accettare da lei,durante il mio terzo viaggio, ho trascorso un intera notte a studiare una frase in indi su un minuscolo dizionario. Il giorno dopo andai sul luogo dove la famiglia viveva sotto una tenda di plastica nera,srotolai col cuore in gola la mia frase che diceva più o meno cosi:
''Io sono qui con umiltà per farmi accettare come amica,non ho nessuna intenzione di disturbare la vita della tua famiglia e di portare via l'affetto del tuo figlio..."
Era la frase più d'effetto che potessi immaginare.
Mamma Shanti mi guardo fissa coi suoi occhi segnati da profonde occhiaie,attorno a noi si era riunita una folla confusa e disordinata tutti ridevano sonoramente. Ebbi l'impressione di aver sbagliato qualcosa,ero estremamente imbarazzata. Dopo un lasso di tempo che a me sembrò interminabile,le profonde rughe sul volto di mamma Shanti si rilassarono,la sua bocca segnata dalla fatica si piegò in un sorriso,tolse dal suo capo il velo rosa che le copriva i capelli e con un gesto che a me quasi sembrò una danza lo posò su di me .Mi sentii tirare verso lei e un attimo dopo mi ritrovai tra le sue braccia scarne. Eravamo diventate amiche,erano passati 3 anni ma finalmente potevamo sentirci entrambe in pace. In quegli anni e in quelli successivi riuscimmo a registrare Shanoj e sorelle all'anagrafe,togliere la famiglia dalla strada,creargli un piccolo gregge di capre e addirittura la possibilità di dare aiuto a chi era in condizioni peggiori delle loro. Un giorno andai a fargli visita e trovai alla loro mensa un signore e una signora,lui vecchio o forse solo consumato lei gravida,chiesi se erano parenti (qui sorelle e zii sbucano come i funghi),Shanoj mi disse di no e mi spiego che quelle due persone avevano avuto un problema economico quindi per qualche giorno avrebbero mangiato da loro.
Passarono 8 anni facendo avanti e in dietro tra Italia e India .Ho dipinto alcuni dei miei lavori migliori nascosta dagli occhi di Shanoj che non riusciva ad accettare le mie immagini nude e mentre mi diceva "Pranci this no good" io scoprivo che nel suo portafoglio aveva l'immagine di una pubblicità di biancheria intima con una signorina bionda in mutande e reggiseno.
E poi, per quattro anni ,non sono più tornata in India,La famiglia Shingiwal ora stava bene,con l'aiuto di mio padre eravamo riusciti ad affittare una modesta abitazione dove potessero sentirsi protetti,avevano il pozzo in giardino .Shanoj era diventato un ometto e io in qualche modo avevo realizzato che era ora di pensare a me,al mio lavoro e alle mie esigenze e in oltre sentivo che la loro vita scorreva ugualmente anche senza la mia presenza. In questi quattro anni ho viaggiato altri paesi ,ho vissuto per un periodo in Irlanda,,sono maturata nel mio lavoro e ho inaugurato una serie di esposizioni. Di tanto in tanto Shianoj ci telefonava per darci notizie, per lo più positive,sperando che io gli dicessi "sto tornando".E' stato immensamente difficile stare lontano da loro tutti questi anni,non esserci per il matrimonio di Shanoj,di Ghita e Lechmi,le due sorelle minori. Ho appreso della nascita di Lucky,il primo figlio di Shanoj,mentre ero in un pub in Irlanda e mi sono sentita per la prima volta zia,ed e' cosi che il 31 Gennaio 2009 ero di nuovo in volo,destinazione Delhi.

Primo gennaio 2010,l'odore di Delhi mi invade nuovamente le narici,mi vengono in mente mille ricordi. IL Tre Gennaio 2010 Shanoj appresa la notizia che sono arrivata mi raggiunge a Delhi,si sistema in una camera nello stesso albergo in cui alloggio io,ora si può fare perché seppure appartenente ad una casta bassa ha il passaporto. Quanta fatica riuscire a fargli avere quel passaporto,impiegammo più di due anni. Portavamo vecchi telefonini dall'Italia e lui vendendoli guadagnava i soldi per pagare le pratiche. Ore passate nel fatiscente ufficio di polizia di Pushkar per sentirsi dire " torni domani",a subire la volgare libidine degli ufficiali felici di farci aspettare sperando che sfinendoci potessimo passare una bustarella sottobanco per sveltire le pratiche. Fino ad allora le parola pazienza e diplomazia non sapevo cosa fossero,le ho imparate seduta in quell'ufficio e un giorno il passaporto arrivò. Ero in Italia circa 8 anni fa chiama Shanoj e sento dire "Pranci Pranci passport caming...".
Tornai entusiasta in India e quando Shanoj mi mostro' il documento sopra c'era scritto... Shanoj e lo stampo dell'impronta digitale del suo pollice. Lo guardai incredula,dov'era il cognome? come poteva quello essere un documento valido? e realizzai all'istante che era tutto da rifare,fu la prima volta che facevo piangere Shanoj.
Ripensando a quella esperienza e guardando all'India di oggi mi rendo conto che con un vecchio telefonino ora non ci farei più nulla. Non importa se vivi sulla strada o in una reggia,se sei un conducente di Chicloricshow o un avvocato,se vendi sementi al mercato o hai una boutique in South Delhi,qui tutti ora hanno un telefonino,pare sia l'unica cosa che accomuna ogni casta indiana.
Il 5 Gennaio 2010 per la prima volta io e Shanoj viaggiavamo insieme verso Pushkar in un barcollante bus a cuccette,l'emozione era tanta ma non posso dire che sia stato un viaggio divertente. Ho passato 12 ore a vomitare in tutti i sacchetti di najlon che riuscivo a trovare con Shanoj che cercava di spiegarmi che si poteva fare uguale fuori dal finestrino e va glielo a far capire che bisogna esserci nati in India per riuscire a vomitare dal finestrino di un bus in movimento ,sono capacità scritte nel DNA ,non basta essere venuti in questo paese 15 volte.
Circa dodici ore dopo questo viaggio infernale eravamo a Pushkar,circa 8 giorni dopo ero di nuovo in viaggio verso Delhi con un ambizione da realizzare. Durante i giorni trascorsi a Pushkar all'inizio di quest'anno ho ripreso in mano un desiderio che avevo lasciato in sospeso 4 anni prima. Un desiderio che onestamente non e' solo il mio ma e' anche quello della mia famiglia ,che tutta ha partecipato, e cioè acquistare un modesto appezzamento di terra dove Shanoj e la famiglia possano costruire un abitazione e rendersi definitivamente indipendenti.
Bevendo un chai con Shanoj,che ormai osserva le foto dei miei quadri senza più vergognarsi delle nudità,gli racconto che desidero esporre il mio lavoro in India e che se realizzo questa volontà e vendo anche solo una delle mie opere inizieremo a pensare seriamente all'acquisto di un terreno ma lui ha un compito importante da svolgere,deve stare a Pushkar,lavorare tanto perché io da sola non potrò affrontare tutte le spese ma sopratutto deve sperare nella mia riuscita deve tutti i giorni fare una puja pensando a me che sarò a Delhi a promuovermi come artista.
Ho pensato di usare l'arte come mezzo perché e' un linguaggio universale,non ha razza ed accomuna tutte le culture.
Il mondo dell'arte contemporanea in india in questi anni si e' evoluto enormemente. Durante i due mesi trascorsi a Delhi ho visitato innumerevoli gallerie d'arte moderna,molte delle quali mediocri e piuttosto commerciali ma alcune sorprendentemente all'avanguardia. Durante i miei viaggi passati in india le poche gallerie d'arte contemporanea che avevo visitato fin ora non mi avevano dato grande soddisfazione,le opere mi sembravano per lo più un esotica replica delle avanguardie occidentali del '900,velleità tecniche con poca personalità ma devo anche dire che fino ad ora avevo viaggiato per lo più le zone rurali,villaggi di montagna o le spiagge del Sud.
A Delhi all'inizio di quest'anno la mia ricerca sull'arte contemporanea mi ha portata a scoprire l'altra india quella delle classi sociali elevate,quella dove modernità e conserviamo convivono in un ambiente di lusso e abbondanza ,arte e il fare arte e' un mondo riservato alle caste elevate ed e' un mezzo per sentirsi globalizzati in un India in perenne discussione tra nazionalismo e cosmopolitismo.
Negli ultimi anni l'India ha avuto un boom economico impressionante,si sta inserendo su tutti i campi nell'economia mondiale come una potenza. Molte leggi conservatrici sono state rivalutate,da poco per esempio e' stata abolita la legge contro l'omosessualità' maschile. Le donne stanno occupando spazi di maggiore importanza nella vita sociale e ,cosa molto percepibile nelle grandi città,la rivoluzione femminile e in pieno atto. Già dalla prima decade del ventunesimo secolo il modo di guardare all'arte fu interamente rivoluzionato e furono prese in considerazione nuove tecniche di espressione artistica. Video,installazioni,sculture interattive,fotografia e stampa digitale iniziarono ad essere accettate e a prendere un posto di riguardo nel mercato dell'arte ,ma e' negli ultimi anni che l'arte indiana prende un valore internazionale ed inizia ad avere un concetto discusso e discutibile di globalizzazione.
A Delhi mi sono immediatamente resa conto che promuovere la mia arte non sarebbe stato facile,d’altronde non l'ho e' stato in passato neppure nei paesi occidentali,inoltre essere una donna da sola mi era ancora meno di aiuto,durante i vernissage attiravo molta attenzione ma spesso arrivavo alla conclusione che più che al mio lavoro le persone locali erano interessate al colore della mia pelle,al mio stato sociale e,cosa estremamente difficile per me da accettare,alle scuole che ho frequentato. Gli uomini più che chiedermi quale fosse la mia espressione artistica si chiedevano dove fosse mio marito,e cercavano di intuire quanto facile sarebbe stata una occasionale relazione con me. Quasi tutti gli artisti di una certa fama avevano una casa a Goa dove gentilmente mi avrebbero invitata e io tornavo al mio squallido albergo in Paarganj sempre più ammaccata ma con viva la determinazione a riuscire nel mio progetto. Inoltre Shanoj ogni sera ,verso le 21.00 ,mi telefonava per assicurarsi che fossi in camera (e quanto gli ho mentito!!!) e per sapere quando avrebbe dovuto smettere di pregare e prendere il treno per venire alla mia esposizione a Delhi e per me questo era uno stimolo enorme a non lasciarmi prendere dallo sconforto.
L'ultima galleria che ho visitato prima di decidere di tornare in patria,si chiama ArtKounsult,si trova al sud di Delhi ad Hauz Khas Village,e' una zona affascinante,piuttosto chic coi suoi negozi trendy e innumerevoli gallerie d'arte. Quando un amico,un artista fotografo che aveva da poco inaugurato una personale all'Habitat Center,mi diete il contatto sul primo momento non lo presi quasi in considerazione,ero stanca e avevo visitato innumerevoli spazi espositivi,avevo attraversato in largo e in lungo tutta Sud Delhi per 2 mesi e l'idea di litigare nuovamente con il conducente di un tuctuc per accordarci sul prezzo,di stare un ora su quel mezzo nel caotico traffico di Delhi,di parlare con l'ennesimo gallerista che ti racconta di quanto l'India sia in progresso e di quanto il mercato per quel che riguarda gli artisti stranieri sia quasi inesistente,mi dava la nausea. All'ultimo momento,un giorno prima della mia partenza per l'Italia,contattai la galleria per prendere un appuntamento. Lo spazio espositivo era interessante,la collettiva in atto vantava alcune opere valide e il curatore,una gentile signora di nome Neelam,si dimostrò subito interessata al mio lavoro.
Il 13 Maggio di quest'anno ritornai in Italia,ripresa la frenetica vita lavorativa giorno dopo giorno ho dimenticato di contattare quella gallerie e alla fine mi sembrò addirittura troppo tardi per ripresentarmi,e' facile cadere in fobiche insicurezza quando si promuove se stessi e spesso quando si arriva vicino a un traguardo ambito si rallenta la corsa.
Nel mese di Luglio di quest'anno,mentre stavo lavorando in Toscana,ricevo una e.mail dove una galleria d'arte di nome Aakriti mi invitava ad esporre in collettiva, penso immediatamente che il mio lavoro di ricerca a Delhi aveva dato i suoi frutti ma rileggendo il messaggio mi rendo conto che lo spazio si trovava a Calcutta, il legame tra questo invito e il mio soggiorno a Delhi rimane tutt'ora incognito,ma irrilevante sono solo felice di avere la mia prima prima mostra in India. Ricordo quante volte a Delhi le persone incontrate avevano tentato di smorzare i miei entusiasmi dicendomi che solo con potenti conoscenze avrei esposto in India ma io non ho mai smesso di crederci e di fare a modo mio,dovevo riuscirci perché anche Shanoj , che anni prima guardava all'arte con interrogazione chiedendosi perché per me potesse avere un valore cosi enorme ,ci credeva.
Il 20 Settembre ero in volo verso Calcutta.
Delle due opere che ho deciso di portare in mostra una e' ''Kodai in metamorfosi'',una scultura di gesso lunga circa un metro e mezzo,alcune persone,con più razionalità di me, hanno cercato di destarmi dall'idea di caricarmi di un tale peso inoltre ha una struttura piuttosto fragile,avrebbe potuto rompersi durante lo spostamento,ma per me era fondamentale portare lei.
Chi conosce il mio lavoro sa che negli ultimi anni e' stato concentrato sulla rappresentazione di un umanità soffocata da schemi autoimposti,un umanità che ha collassato i propri istinti per crogiolarsi in un illusorio e materialistico mondo,un umanità,però,forte abbastanza da urlare la sua ribellione(per me l'urlo e' un atto positivo,volontà di cambiamento).L'idea concettuale del mio lavoro artististico e' stato quello di invitare l'osservatore a vivere le emozioni dei personaggi che rappresento perché dal momento che riconosciamo il nostro urlo interiore possiamo legittimizzare la nostra personale ribellione.
Le opere che ho deciso di esporre durante GenNext V all'Aakriti art Gallery rappresentano il passo successivo all'urlo,il tempo della metamorfosi,il momento di riconciliazione col nostro universo emozionale ma anche il momento di sbigottimento di fronte a una nuova vita in un mondo che cambia. Sono la caricatura di una nuova umanità senza razza,figure cosmopolite in contrasto con la fobica ipocrisia delle nostre razze in perenne lotta per dominare le une sulle altre.
Il concetto di razza e' una costruzione mentale e Io e Shanoj in qualche modo negli lo abbiamo inconsapevolmente imparato superando gli ostacoli creati dalle nostre distinzioni culturali e le nostre diversità fisiche.
Il 21 Settembre arrivo a Calcutta,un po' spaventata dall'idea di dovermi muovere da sola in una città che non conosco,non avrei problemi a riguardo se non fosse stato per l'ansia di dover trovare un luogo adatto per risistemare la scultura nel caso fosse arrivata danneggiata.
Non avendo prenotato una stanza di albergo mi affido alla Lonely Planet che mi dice che in Sudder Street avrei trovato il paradiso del turista low cost.
Calcutta mi e' piaciuta fin dal primo momento,la potrei definire una città gentile. La disponibilità dei suoi cittadini e la cordialità con cui mi hanno offerto aiuto, fin dal primo momento, mi hanno fatto sentire immediatamente più a casa di quel che avrei immaginato. Durante i giorni prima dell'inaugurazione ho dovuto restaurare,come avevo temuto e previsto,la mia scultura
Il ragazzo del servizio in camera la prima volta che,portandomi il caffè, l'ha vista distesa sul mio letto le ha toccato la testa,si e' portato le mani alla bocca e l'ha baciata,un gesto importante in India. Un gesto per me estremamente simbolico che da subito ha motivato la mia decisione di portarla qui.

L'Aakriti art gallery in collaborazione con L'Emami Chisel Art si e' preoccupata di sistemare noi 32 artisti,curatori e critici ,durante il periodo di inaugurazione e i successivi 2 giorni di Symposium, in un albergo non lontano dalla galleria,si e' raccomandata di non farci mancare cibo e bevande e ha messo a disposizione un paio di auto per gli spostamenti.
L'opening di GenNextV mi ha catapultata in un mondo indiano costituito da una nuova generazione maschile e femminile estremamente attiva sia politicamente che socialmente,in cui l'arte ha vistosamente un ruolo fondamentale per smuovere le masse e renderle consce dei cambiamenti in atto. La libertà di espressione che ho trovato nell'arte contemporanea e' molto più di quello che potevo immaginare anche se in molti casi il fare arte e' ancora molto legato ad un idea accademica e alle velleità tecniche più che alla vera espressione concettuale e personale .Per me,per esempio,e' stato piuttosto ridicolo dovermi presentare durante il vernissage dicendo il mio nome la mia origine e il nome della scuola in cui ho studiato.
Il giorno dopo il vernissage,abbiamo partecipato a due giorni di symposium che hanno coinvolto oltre agli artisti anche critici,storici dell'arte e curatori. Sono stati giorni molto intensi a volte forse anche troppo saturi di messaggi ma la necessità di definire il presente artistico qui ha un peso enorme. I temi delle conferenze erano per lo più legati all'idea della globalizzazione dell' arte locale,a come e quale forma e pratica d'arte ha le potenzialità di creare democrazia e all'interrogarsi se l'arte sia mai stata democratica. Potrei dire che le conversazioni durante il symposium sono state troppo teoriche e retoriche,ma ho anche compreso che l'intenzione di questo symposium non era volto a creare teorie ma a capirle e analizzarle fino in fondo cosi che queste idee venissero divise in frammenti cosi da fare la loro attuazione un lavoro più facile.
L'idea di Mr Vikram Bachhawat,il direttore dell'Aakriti art galery,e' di creare ,con GenNext, un supporto per nuove generazioni di artisti ma anche di incrementare le nostre esigenze intellettuali.
Durante il symposium ho conosciuto un ragazzo di nome Rahul,e' editore di una rivista di arte contemporanea di Delhi,abbiamo avuto subito una buona connessione in campo artistico e si e' interessato parecchio al mio lavoro,ha voluto che lo accompagnassi in galleria per rivedere le mie due opere esposte. Ha una gran sensibilità e un occhio estremamente critico per quel che riguarda l'arte contemporanea,durante le conferenze l'ho visto intervenire sovente contrastando chiarendo,sbriciolando idee a lui poco chiare e la sua visione del ruolo dell'arte contemporanea indiana mi e' sembrata molto più internazionale di quanti abbiano speso parole sull'idea di globalizzazione.
Dopo aver osservato attentamente le mie opere e ascoltato le mie spiegazioni,mi chiede se sono interessata ad esporre in collettiva a Delhi. Certo che si! mi dice che la rivista di cui e' editore fa capo ad una galleria d'arte di Hauz Khas village, a questo punto mi manca solo più il nome.
Art Kounsult.
Coincidenze? strane combinazioni di eventi? sono appena stata invitata ad esporre nell'ultima galleria che avevo contattato a Delhi circa 5 mesi fa. Che strano percorso per arrivare ad avere la mia mostra a Delhi.
E da qui si apre un nuovo capitolo....

Francesca Ramello
pubblicato da Sebastiano Ramello

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